Settembre è iniziato con un rientro dalle vacanze, la prima nebbia mattutina e una superba riorganizzazione degli spazi in cucina. Dopo oltre 6 anni, era davvero l’ora di cambiare qualcosa.
Cambiamenti impercettibili e insignificanti per chi li guarda da fuori, una piccola rivoluzione per me, abituata ai soliti spazi da ormai troppi anni.
Dopo aver finito, guardando soddisfatta quel nuovo ordine e quella nuova pulizia, mi sono accorta che ogni elemento per il quale avevo modificato la posizione, dopo tutto, corrispondeva a un nuovo proposito da portare avanti.
Riorganizzare gli spazi in cucina
Via le cose non più buone. (Sì, va beh, che c’entra, la riorganizzazione ha visto anche un interessante e necessario lavoro di ripulitura e smaltimento). Questo però ha sicuramente contribuito al recupero di spazi utili e al riordino di quello che, negli ultimi mesi, avevo accatastato in dispensa.
Via sottoli e contorni pronti in barattolo. A dire il vero ne avevo pochissimi. Ma ho ancora nascosti da qualche parte i cuori di carciofini sottolio fatti in casa, sicuramente molto più buoni e salutari dei vasetti del supermercato. Nello scaffale “barattolame”, mi sono ripromessa di lasciar posto solamente a verdure sottaceto (non ne posso fare a meno), capperi e olive che uso spesso come ingredienti per insaporire preparazioni semplici. Per il resto: più verdure fresche di stagione come contorno.
Ho comprato una serie di nuovi barattoli in vetro con chiusura ermetica per le mie farine. La farina, anche grazie alla presenza del lievito madre, è diventata un elemento fondamentale nella mia dispensa. Se una volta non consideravo altro che una comune farina 00 come la multiuso per eccellenza, adesso mi piace collezionare farine diverse e utilizzarle in base alle loro proprietà.
Ora sono almeno 3 le farine che assolutamente non possono mancare nella dispensa:
- la farina 1 macinata a pietra (che è diventata la mia preferita e la più utilizzata per il gusto rustico che dà alle preparazioni),
- la farina 0, perfetta per pasta, salati e rustici
- una piccola quantità di farina 00, che utilizzo ancora per qualche dolce.
A queste, che sono le “immancabili”, si aggiungono, in base all’ispirazione del momento: farina di grano Verna, farina di farro, semola rimacinata e la farina forte per le lunghe lievitazioni, che uso per i miei grandi lievitati.
L’idea dei barattoloni in vetro mi è piaciuta e così, ho riciclato altri barattoli a chiusura ermetica più piccoli che non usavo da tempo per raccogliere i legumi. Voglio che ceci e fagioli siano più presenti nel mio menù settimanale.
Più torte, meno pasta
Ultimo, ma di certo non meno importante: ho scambiato la posizione della pasta con quella dell’impastatrice. Da sempre tengo la pasta a portata di mano, dentro alla dispensa. Da sempre, l’unica pasta che mangio a casa è quella fresca, fatta in casa. Bastano davvero le dita di una mano per contare le volte in cui ho cucinato un piatto di penne o spaghetti.
E così, via i pacchetti di pasta, riposti in una posizione meno accessibile, e più spazio alla mia planetaria che ora finalmente è molto più comoda da prendere e riporre.
Avendola sempre tenuta all’interno di un mobiletto a cui non arrivo bene, mi ha sempre fatto fatica tirarla fuori e usarla. Spesso quindi rinuncio all’impasto e alla torta fatta in casa pur di non dovermi arrampicare su sedie e scalette varie.
Ho invece deciso che tutti i miei attrezzi, le cose a cui tengo di più, devono essere facili, accessibili, usabili, non posso più essere schiava degli spazi ristretti di un appartamento.
Voglio a portata di mano gli strumenti che mi aiutano a recuperare una giornata storta, a iniziare una mattina con il profumo di vaniglia e, perché no, a organizzare colazioni e merende più sane, riscoprendo il piacere di una torta da credenza. Quindi, meno pasta, più torte fatte in casa.
Come questa torta mantovana ai pinoli, che ho cucinato qualche settimana fa.
Le regole per una buona torta mantovana
L’aria umida e l’odore di pioggia sull’asfalto di una domenica mattina di agosto è bastata per ispirarmi.
E così, eccomi lì, con la mia torta mantovana ai pinoli appena sfornata, che ha accompagnato le mie colazioni per un paio di settimane (il bello della mantovana è proprio questo: anche se trascorre qualche giorno, rimane perfetta per essere inzuppata in un’abbondante tazza di caffellatte).
Sicuramente in questo caso non posso dire che si tratta di una ricetta povera, o semplice. La mantovana, al contrario, è una torta ricca: di uova, di burro, di pinoli.
L’interno ha un bel colore giallo vivo, è umida e soffice, ma compatta. Si deve sentire bene l’aroma del limone e soprattutto, devono esserci tanti pinoli!
A me piace tanto gustarla a colazione, ma è sicuramente una torta adatta ad ogni occasione. Anzi, proprio per la sua “ricchezza”, a casa mia è sempre stata considerata la torta delle occasioni, da mangiare a fine pasto, accompagnata da un caffè o, perchè no, da un bicchierino di Vin Santo.
Torta mantovana ai pinoli
Ingredienti
- 100 g di burro
- 125 g di farina 00
- 125 g di zucchero
- 3 uova (albumi a neve)
- 8 g di lievito per dolci
- scorza di 1 limone
- 40 g di pinoli
Preparazione
- Lavorate a crema il burro con lo zucchero.
- Nel frattempo preriscaldate il forno a 160°
- Quando il composto di burro e zucchero sarà diventato lucido e spumoso, iniziate ad aggiungere i tuorli: uno alla volta, amalgamando bene prima di aggiungere il successivo.
- Setacciate la farina e il lievito e aggiungete gli ingredienti al composto di burro e tuorli. Aggiungete anche la scorza di limone grattugiata e lavorate delicatamente per amalgamare bene il tutto.
- Montate a neve ferma gli albumi con un pizzico di sale e incorporateli con un movimento delicato dall'alto verso il basso.
- Imburrate e infarinate uno stampo da 20 cm e versate l'impasto della torta.
- Cospargete con un'abbondante pioggia di pinoli.
- Cuocete in forno per circa 45'. Fate una prova con lo stecchino: la torta sarà pronta quando la superficie avrà un colore dorato e lo stecchino uscirà asciutto.