Una delle frasi più vere che abbia mai letto è che
“Si cucina sempre pensando a qualcuno, altrimenti si sta solo preparando da mangiare”.
Ecco, nella mia esperienza credo di non aver mai preparato da mangiare, ma tutto quello che cucino è dedicato a qualcuno. E sono sicura che per la maggior parte di chi mette le mani in pasta è così.
A volte succede di farlo con meno attenzione o semplicemente non ci facciamo caso.
Ma chi, preparando un semplice pranzo di tutti i giorni, non ha pensato di evitare qualche ingrediente necessario alla ricetta, solo perché ad uno dei commensali non piace?
La cucina del pensiero
Per me, sono le piccole attenzioni, la cura dei dettagli che, come sanno trasformare un oggetto qualsiasi in un regalo, così sanno fare di un pasto un dono che offro volentieri a chi sceglie di condividere quel momento con me.
Pensare ad un ospite e cercare di indovinare (o sapere) quello che può piacergli è ricerca.
Amalgamare gli ingredienti facendo attenzione a consistenze e dosaggi è come avvolgere carta attorno ad una confezione.
Scegliere una presentazione semplice ma accurata è intrecciare del nastro di organza per aggiungere quel particolare in più, l’attenzione che migliorerà il contenuto.
I regali veri sono fatti di pensiero, di attenzioni, di ricerca, di immaginazione. Costano tempo, pazienza, emozione.
La cucina aggiunge quel pizzico di euforia tipico di chi sceglie di mettersi in gioco.
Un misto di eccitazione e preoccupazione, quella sensazione lieve che forse avrà provato, ad esempio, chi si trova a dover parlare di una sua idea in pubblico.
Forse perché per me, la cucina non è solo pensiero ma è anche un modo di comunicare. Io so che ogni volta che cucino ed offro un piatto, lì dentro c’è qualcosa che parla di me.
Un messaggio tra le “righe” che, a volte in modo studiato, altre più inconsapevolmente, si insinua dentro ad ogni preparazione.
Riflettendoci, credo sia proprio questo il motivo per cui a volte ho davvero bisogno di invitare ospiti, di cucinare per amici e parenti.
Spesso mi chiedono: “Ma chi te lo fa fare, andiamo a cena fuori, meno impazzimento”.
In realtà a me quell’”impazzimento” piace un sacco. Con le parole non sono mai stata gran che. Ma scrivere e cucinare, riescono a tirar fuori quasi tutto.
E poi a volte sento davvero il bisogno di ottenere un risultato.
Ho bisogno di impegnarmi in quel processo che dalla pesatura di un ingrediente ti porta, seguendo processi sempre diversi, a qualcosa di completamente diverso da quello da cui eri partito.
Non sono ordinata e finisco sempre con la cucina imbrattata, una quantità infinita di pentole e arnesi sporchi ma quando cucino sono soddisfatta.
E’ qualcosa che ha un inizio, uno svolgimento ed una fine e la fine si vede, si tocca e si assaggia.
E’ il mio modo per tornare alla realtà, per affidare la mia mente e i miei gesti ad un mondo in cui non contano i pensieri, dove i movimenti si fanno sicuri e gli obiettivi chiari.
Ravioli di erbette e ricotta
I ravioli di erbette e ricotta sono venuti fuori in uno di quei giorni in cui avevo bisogno di canalizzare energie. Avevo bisogno di fare qualcosa per me e per gli altri.
Da bambina odiavo i ravioli. Non mi ricordo neanche perché non mi piacessero. So che li odiavo.
Evidentemente i gusti cambiano. O forse è stata la cucina a farmi avvicinare al loro sapore.
Ci sono arrivata piano piano, cambiando le percentuali di ricotta e le erbe a disposizione.
Aumentando e diminuendo la noce moscata, fino a che non ho trovato esattamente il sapore che faceva per me.
I miei preferiti sono fatti con un mix di erbette, hanno un’abbondante spruzzata di noce moscata, contengono poche uova, perché voglio che il gusto dolce della ricotta fresca di pecora non venga troppo mascherato. Si meritano un’abbondante macinata di formaggio.
Il ripieno deve essere racchiuso da una sfoglia morbida e sottile, talmente sottile da far intravedere il ripieno.
I ravioli di erbette e ricotta, rientrano nella mia cucina del pensiero. Il mio bambino li adora, sono la sua cena preferita.
Con lui non c’è bisogno di stupire: è affezionato e goloso di cose semplici e saporite.
Con lui non ho bisogno di sembrare niente di quello che non sono.
I miei ravioli sono il mio regalo semplice per Tommaso.
Ravioli di erbette e ricotta
Ingredienti
Per la pasta
- 3 uova
- 150 g di Farina di Grano Verna
- 140 g di Farina 00
- 1 cucchiaio di olio EVO
- sale
Per il ripieno
- 250 g di erbette lessate (spinaci, bietole, cicoria)
- 250 g di ricotta di pecora fresca
- 1 uovo
- 50 g di Grana grattugiato
- noce moscata
- sale
- pepe
Preparazione
Preparate la pasta
- Disponete la farina a fontana e rompete al centro le uova intere.
- Aggiungete olio e sale e lavorate la pasta spingendo bene con i palmi fino a che la pasta non sarà omogenea.
- La quantità di farina è indicativa. In base al tipo di farina e alle condizioni ambientali potrebbe essere necessario aggiungerne una spolverata, oppure, se la pasta vi sembra troppo resistente da lavorare, potete aggiungere qualche goccia di acqua per riequilibrare.La pasta deve essere morbida ma non appiccicare. Premendola con un dito la dovete sentire elastica.
- Una volta raggiunta la consistenza giusta, racchiudete la pallina di pasta nella pellicola leggermente unta e lasciatela riposare per mezz'ora circa a temperatura ambiente.
Preparate il ripieno
- Mettete a scottare velocemente in acqua bollente le verdure e, una volta fredde, strizzatele bene e pesatene 250 g (io ho utilizzato spinaci, bietole e cicoria in quantità uguali, ma potete scegliere le vostre erbette preferite).
- Tritate le erbette a coltello molto finemente, aggiungete la ricotta, la noce moscata, l'uovo (scegliete l'uovo più piccolo che avete), il Grana grattugiato e regolate di sale e pepe.Amalgamate bene.
Confezionate e cuocete i ravioli
- Stendete la pasta molto sottile, aiutandovi con una spruzzata di farina.
- Create dei piccoli mucchietti con l'impasto preparato e richiudete con un altro strato di sfoglia avendo cura di chiudere benissimo i bordi.
- Cuocete i ravioli in acqua bollente salata. Basteranno un paio di minuti dall'ebollizione.Condite e servite ben caldi.
Per quale motivo si attribuisce questa ricetta alla Toscana?
Ciao Luciano, in realtà non credo che i ravioli di erbette e ricotta abbiano la carta di identità Toscana :). Intendo che comunque il raviolo di magro è diffuso un po’ in tutta Italia, assumendo nomi diversi da regione a regione. Il raviolo, per come è descritto in questo post, penso che più che della Toscana sia “tipico” della parte centrale dell’Italia, includendo anche l’Emilia Romagna e il Lazio, per esempio.
Poi, sicuramente in Toscana c’è una tradizione molto radicata, tanto che nella zona del grossetano, questi ravioli vengono chiamati “maremmani”, quasi a voler ribadire un’appartenenza territoriale.
Se invece mi chiedi perché i miei si possono definire toscani, beh, ti risponderei che una ricetta non esisterebbe senza gli ingredienti e ti assicuro che quelli che uso io sono tutti a filiera molto corta e toscani che più toscani non si può.
Spero di aver risposto alla tua domanda. Grazie per avermela posta!